di George Whitefield
“Fratelli, pregate per noi” (1 Tessalonicesi 5:25).
Se ci domandiamo perché c’è così poco amore tra i Cristiani, e per quale motivo proprio la caratteristica che dovrebbe far conoscere a tutti che siamo discepoli del santo Gesù, è quasi bandita dal mondo Cristiano, ci accorgeremo che, in gran parte, questo è dovuto al fatto di trascurare o di praticare con superficialità quella parte eccelsa della preghiera, l’INTERCESSIONE, cioè l’implorare la grazia e la misericordia di Dio per gli altri.
Alcuni dimenticano questo dovere di pregare per gli altri, perché essi raramente ricordano di pregare per se stessi. E anche coloro i quali pregano costantemente il loro Padre che è nei cieli, spesso sono così egoisti nelle loro richieste al trono della grazia, che spesso non estendono le loro suppliche al benessere dei loro fratelli Cristiani, come dovrebbero fare; e perciò mancano di raggiungere quella carità Cristiana, quell’amore non finto per i loro fratelli, al quale la loro sacra professione di fede li obbliga ad agognare, e senza la quale, quand’anche essi donassero tutti i loro beni per nutrire i poveri, e dessero i loro corpi a essere arsi, non gli gioverebbe a niente.
Stando così le cose, dalle parole del testo (sebbene originariamente inteso in senso più stretto) cercherò di dimostrare:
PRIMO, che è dovere di ogni Cristiano pregare per gli altri oltre che per se stesso.
SECONDO, per chi dovremmo pregare, e in che modo dobbiamo farlo. E,
TERZO, offrirò delle motivazioni per incitare tutti i Cristiani ad abbondare in questo gran dovere dell’intercessione.
1. Cercherò di dimostrare che è dovere di ogni Cristiano pregare per gli altri, oltre che per se stesso.
Ora, la preghiera è un dovere fondato sulla religione; gli stessi pagani non la trascurano mai, eppure molti Cristiani pagani tra di noi lo fanno. La preghiera è un dovere così essenziale per la Cristianità, che possiamo facilmente accostare l’idea di un uomo che non respira più, a quella di un vero Cristiano che non ha lo spirito di preghiera e supplicazione. Perciò, non appena Paolo si convertì, “ecco, egli era in preghiera”, dice l’Iddio Onnipotente (cfr. Atti 9:11). E così sarà per ogni figlio di Dio, non appena egli diventa tale, essendo la preghiera il grido naturale dell’anima nata di nuovo.
Poiché nel cuore di ogni vero credente c’è una celeste tendenza, una divina attrazione, che lo attira sensibilmente a parlare con Dio, così come una calamita attira un ago.
Una profonda coscienza della propria debolezza e della pienezza di Cristo, e un forte convincimento dello stato di corruzione della propria carne e della necessità della grazia rigenerante, non permettono ai veri credenti di trovare riposo senza gridare notte e giorno al loro Onnipotente Redentore, affinché l’immagine divina, che è stata perduta con Adamo, possa attraverso la Sua onnipotente mediazione e l’opera santificante del Suo benedetto Spirito, iniziare, essere portata avanti, e pienamente portata a compimento nelle loro anime e nei loro corpi.
Così fervidi, così insistenti, sono tutti i Cristiani sinceri nel pregare per sé; ma non avendo la stessa viva, durevole, e profonda percezione dei bisogni dei loro fratelli Cristiani, sono in gran parte negligenti e manchevoli nelle loro preghiere per essi. Mentre, se l’amore di Dio fosse sparso abbondantemente nei nostri cuori, e se amassimo il nostro prossimo nel modo in cui il Figlio di Dio nostro salvatore ha amato noi, e secondo il Suo comandamento ed esempio, non potremmo non essere tanto insistenti per il loro benessere spirituale e fisico quanto lo siamo per il nostro; e desiderare ardentemente e sforzarci affinché altri, come noi, possano condividere i benefici della morte e della passione di Gesù Cristo.
Nessuno pensi che questo è un inusuale grado di carità, o un livello troppo elevato di perfezione al quale nessuno può arrivare; poiché, se ci è stato comandato di “amare il nostro prossimo (cioè tutti gli uomini) come noi stessi” (cfr. Luca 10:27), e di “dare la nostra vita per i fratelli” (1 Giovanni 3:16), allora, è dovere di tutti pregare per il prossimo come per se stessi, e anche, con ogni possibile atto ed espressione d’amore e di affetto, in ogni momento, mostrare la propria prontezza a deporre la propria vita per i fratelli, se mai Dio si compiacesse di chiamarci a far questo.
Il nostro benedetto Salvatore, che ci ha “lasciato un esempio, affinché seguiamo le Sue orme” in ogni cosa, lo ha fatto in modo particolare in questo: in quella divina, perfetta e inimitabile preghiera (riportata nel capitolo 17 del vangelo di Giovanni) che Egli ha fatto poco prima della Sua passione, troviamo ben poche suppliche per Se stesso, e invece molte per il bene dei Suoi discepoli. E in quella forma perfetta che Egli si è compiaciuto di insegnarci, ci viene insegnato a dire, non MIO, ma “Padre NOSTRO”, affinché ricordiamo sempre che, quando ci accostiamo al trono della grazia, dobbiamo pregare non solo per noi stessi, ma per tutti i nostri fratelli e sorelle in Cristo.
L’intercessione, dunque, è certamente un dovere che incombe su tutti i Cristiani.
2. Per chi dovremmo pregare, e in che modo dobbiamo farlo, è la prossima cosa che considereremo.
Innanzitutto, la nostra intercessione dev’essere UNIVERSALE. “Esorto dunque, (dice l’Apostolo) prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini” (1 Timoteo 2:1). Poiché, come la grazia di Dio è sopra tutte le Sue opere, e come Gesù Cristo è morto per redimere gente di ogni nazione e di ogni lingua, così noi dobbiamo pregare che “tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità”. Abbiamo molte promesse preziose nelle Sacre Scritture: che il vangelo sarà conosciuto nel mondo intero, che “la conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare”, e perciò è nostro dovere non limitare le nostre supplicazioni alla nostra nazione, ma pregare che quelle nazioni che ora siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte, possano vedere la luce gloriosa del vangelo splendere su di esse, così come per noi. Ma non avete bisogno che alcun uomo vi insegni questo, dato a voi Dio, e Gesù Cristo stesso, ha insegnato a pregare che “le vie di Dio si conoscano sulla terra, e la Sua salvezza fra tutte le nazioni”.
Oltre a pregare per tutti gli uomini, dovremmo, secondo l’insegnamento di Paolo, pregare per le AUTORITÁ; in particolare per chi ci governa, e per tutti coloro i quali hanno ricevuto autorità sotto di lui; affinché possiamo vivere in pace, in completa devozione ed onestà. Poiché, se consideriamo quanto è pesante l’incarico di governare, e quanto il benessere delle persone dipenda dallo zelo e dalla rettitudine di coloro che hanno autorità; se guardiamo ai molti pericoli e alle difficoltà cui i governatori sono esposti a causa della loro posizione, e alle continue tentazioni cui essi sono sottoposti, siano esse lussuria o condiscendenza verso se stessi; allora, non solo avremo pietà, ma pregheremo per loro: affinché Colui che preservò Ester, Davide e Giosia, conservandoli puri dal mondo, nella magnificenza di una corte, e dando successo ai loro progetti, preservi anche loro, santi e irreprensibili, e li faccia prosperare nelle opere delle loro mani.
Ma, come terza cosa, dovete pregare, in modo particolare, per coloro che “lo Spirito Santo ha costituito vescovi” su di voi. Questo è ciò che Paolo implora, più e più volte, alle chiese a cui scrive; egli dice nel testo: “Fratelli, pregate per noi”; e ancora, nella sua epistola agli Efesini: “pregando sempre, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo”. E altrove, per esprimere il suo zelo in questa richiesta, e la grande importanza delle loro preghiere per lui, egli chiede alla chiesa di “combattere (o, secondo il significato della parola originale, ‘essere in agonia’) con lui nelle loro preghiere”. E sicuramente, se il grande Paolo, che era un vaso scelto, favorito dal cielo, aveva bisogno delle preghiere insistenti dei suoi fratelli Cristiani, quanto più i comuni ministri del vangelo hanno bisogno dell’intercessione dei loro rispettivi greggi.
E non posso non insistere in maniera particolare su questo aspetto del vostro dovere, perché è un argomento di così grande importanza: infatti, sono persuaso che molti beni sono spesso impediti nelle vite di molti, a causa della loro mancanza di pregare per i loro MINISTRI; e li avrebbero ricevuti, se avessero pregato come dovrebbero. Per non parlare del fatto che le persone spesso si lamentano della mancanza di pastori diligenti e fedeli. Ma come può meritare buoni pastori, chi non prega Dio con fervore per averne? Se non preghiamo il Signore delle mèssi, possiamo forse aspettarci che Egli mandi altri operai nella Sua mèsse?
Inoltre, quale ingratitudine è non pregare per i vostri ministri! Essi vigilano e operano in parola e dottrina per voi, e per la vostra salvezza, e in cambio voi non pregherete per loro? Se qualcuno vi fa dei doni materiali, voi pensate che sia giusto, e vostro dovere, pregare per loro; e non dovreste ricordare nelle vostre preghiere, coloro i quali nutrono e si curano delle vostre anime? Considerate inoltre che, pregare per i vostri ministri, è una prova manifesta del fatto che credete, che sebbene Paolo abbia piantato, e Apollo abbia annaffiato, è Dio soltanto che ha fatto crescere. E vi accorgerete anche che questo è il modo migliore per promuovere il vostro stesso benessere; poiché Dio, in risposta alle vostre preghiere, potrà impartire ai vostri ministri una porzione doppia del Suo Santo Spirito, e dunque essi saranno in grado di ministrarvi secondo una maggiore conoscenza delle cose spirituali, e in grado di dividere rettamente la Parola della verità.
Se gli uomini osservassero sempre questo consiglio, e quando i loro ministri pregano Dio per loro, essi Lo implorassero umilmente di esaudire tutte le loro supplicazioni; o, quando i ministri parlano a loro in nome di Dio, pregassero che lo Spirito Santo possa cadere su tutti quelli che ascoltano la Parola; allora, vedremmo un effetto ben più visibile della loro dottrina, e un amore reciproco più grande tra i ministri e le loro pecore. Poiché le mani dei ministri sarebbero sostenute in alto per l’intercessione dei credenti, e i credenti non oserebbero mai diffamare o travisare quelli che sono i soggetti costanti delle loro preghiere.
Oltre ai nostri ministri, i NOSTRI AMICI devono avere un posto nella nostra intercessione; non dovremmo accontentarci di pregare in modo generico per loro, ma piuttosto dovremmo adattare le nostre preghiere alla loro particolare situazione. Quando Miriam fu colpita da Dio con la lebbra, Mosè gridò e disse: “Signore, guariscila”. E quando un capo della sinagoga venne a chiedere aiuto a Gesù, per sua figlia, disse: “Mia figlia è morta or ora; ma vieni, posa la mano su di lei ed ella vivrà”. Allo stesso modo, quando i nostri amici sono in circostanze dolorose, dobbiamo sforzarci di pregare per loro, con particolare attenzione alle loro circostanze.
Ad esempio, un amico è malato? Dovremmo pregare, che se è nella volontà di Dio, quella malattia non sia a morte; ma se così è, che Egli gli conceda la grazia di visitarlo, affinché, al termine di questa vita di dolore, egli possa vivere con Lui per l’eternità.
Un amico è in dubbio su una questione importante? Dovremmo esporre il suo caso davanti a Dio, come Mosè fece per le figlie di Selofedad, e pregò, che lo Spirito Santo di Dio potesse guidarlo in tutta la verità, e dargli tutte le opportune indicazioni.
È nel bisogno? Dovremmo pregare, che la sua fede non venga mai meno, e che al tempo stabilito da Dio, egli possa essere sollevato.
E in tutti gli altri casi, non dovremmo pregare per i nostri amici solo in generale, ma esporre le nostre supplicazioni per le loro particolari sofferenze e afflizioni; poiché, altrimenti, potremmo non chiedere mai ciò di cui i nostri amici necessitano maggiormente.
Abbiamo molti nobili esempi nelle Sacre Scritture del successo di questa particolare intercessione; ma nessuna è più notevole di quella del servo di Abraamo, nel libro della Genesi. Questo servo, essendo stato mandato a cercare una moglie per il figlio di Abraamo, Isacco, pregò in modo particolare per lui (cfr. Genesi 24:11 e seg.). E dal seguito della storia apprendiamo in che modo straordinario la sua preghiera fu esaudita.
Se ora i Cristiani pregassero per i loro amici nello stesso particolare modo, e con la stessa fede che il servo di Abraamo ebbe nel pregare per il suo padrone, essi, senza dubbio, riceverebbero in molte situazioni risposte visibili, e avrebbero molti motivi per cui benedire Dio per loro, come quel servo.
Ma, come dobbiamo intercedere per i nostri amici, allo stesso modo dobbiamo anche pregare per i NOSTRI NEMICI. “Benedite coloro che vi maledicono, (dice Gesù Cristo) fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano” (Matteo 5:44). Questo comandamento Egli lo ha imposto nel modo più potente, mediante il Suo stesso esempio: nelle agonie e negli spasimi della morte, Egli pregò anche per i Suoi uccisori, “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!”.
Questo, bisogna confessarlo, è un dovere difficile, eppure non è impraticabile, per quelli che hanno rinunciato alle cose di questa vita presente – sapendo che da un amore immoderato di esse sorge ogni inimicizia – e che, conoscendo i terribili giudizi che aspettano coloro che offendono i piccoli fanciulli in Cristo, possono, per una profonda pietà, e conoscenza del pericolo nel quale incorrono, pregare per quelli che fanno tali cose.
Infine, e in conclusione di questo paragrafo, dovremmo intercedere per tutti quelli che sono in qualunque modo AFFLITTI nella mente, nel corpo, o nelle loro condizioni di vita; per tutti quelli che chiedono, e hanno bisogno delle nostre preghiere, e per tutti quelli che non pregano per se stessi.
E, oh che tutti voi che mi ascoltate, voleste riservarvi un po’ di tempo ogni giorno per il dovuto adempimento di questo indispensabile dovere! Per questo,
3. Procederò ora a mostrare i vantaggi, e offrire alcune considerazioni, per incitare tutti voi ad abbondare nella pratica quotidiana dell’intercessione.
E, innanzitutto, desidero che i vostri cuori siano ripieni di amore gli uni per gli altri. Chi ogni giorno intercede di cuore presso il trono della grazia per tutta l’umanità, non può non essere in breve tempo ripieno di amore e carità verso tutti: ed esercitando frequentemente il suo amore in questa maniera, allargherà il suo cuore, e lo renderà partecipe della grande abbondanza d’amore che è in Cristo Gesù nostro Signore! Invidia, malizia, vendetta, e altri simili temperamenti infernali, non possono più albergare in seno a un benevolo intercessore; egli sarà pieno di gioia, pace, mitezza, pazienza, e di ogni altra grazia nello Spirito Santo. Portando frequentemente le necessità del suo prossimo in preghiera davanti a Dio, egli sarà toccato da un sentimento fraterno di intesa; si rallegrerà con chi è nella gioia, e piangerà con chi è nel dolore. Ogni benedizione concessa ad altri, anziché suscitare in lui invidia, sarà vista come risposta alla sua intercessione, e riempirà la sua anima di gioia inesprimibile e di gloria appieno.
Abbondate dunque in atti di intercessione generale e specifica; e quando sentite parlare degli sbagli del vostro prossimo, invece di raccontarli in giro, e di svergognarlo davanti agli altri, portateli in segreto davanti a Dio, e implorateLo di correggerlo e di aiutarlo. Quando sentite parlare di un noto peccatore, anziché di pensare che fareste bene ad adirarvi, supplicate Gesù Cristo di convertirlo, e di renderlo un monumento della Sua grazia gratuita; non potete immaginare quale benedetto cambiamento possa produrre nel vostro cuore questa pratica, e quanto più crescerete giorno per giorno nello spirito d’amore e di mitezza verso tutta l’umanità!
Ma ancora, per invogliarvi alla pratica costante di questo dovere dell’intercessione, considerate i molti esempi nelle Sacre Scritture, della sua potenza e della sua efficacia. Cose grandi ed eccelse vi sono descritte come effetti di questa divina occupazione. Ha fermato piaghe, ha aperto e chiuso i cieli; e ha frequentemente stornato l’ira di Dio dal Suo popolo. Come fu liberata la casa di Abimelec, per mezzo dell’intercessione di Abraamo, dalla malattia che Dio aveva mandato tra di loro! Quando “Fineas si alzò e s’interpose”, quanto rapidamente cessò la piaga! Quando Daniele umiliò e afflisse l’anima sua, e intercedé per il popolo del Signore, quanto rapidamente fu mandato a lui un angelo per dirgli che la sua preghiera era stata ascoltata! E, per menzionare solo un altro esempio, come si lasciò vincere Dio dall’insistenza di Mosè, quando questi intercedé per il popolo idolatra!
Questo dimostra sufficientemente, direi quasi, l’onnipotenza dell’intercessione, e dimostra come possiamo, come Giacobbe, combattere con Dio, e mediante una santa violenza (cfr. Genesi 32:28; Matteo 11:12) prevalere per noi stessi e per gli altri. E senza dubbio è grazie a questa segreta e vittoriosa intercessione delle poche anime rette che ancora rimangono fra noi, che Dio risparmia ancora questa nazione miserabilmente peccatrice: poiché se non fosse per poche persone fedeli, come Mosè, rimaste a intercedere sulla breccia, saremmo presto distrutti, proprio come lo fu Sodoma, e ridotti in cenere come Gomorra.
Ma, per esortarvi ancora ad esercitare l’intercessione, considerate che, con ogni probabilità, essa è l’occupazione frequente anche dei santi glorificati: poiché sebbene sono stati liberati dal peso della carne, e restituiti alla gloriosa libertà dei figli di Dio, la loro felicità non può ancora essere completamente consumata fino alla risurrezione dell’ultimo giorno, quando tutti i loro fratelli saranno glorificati con loro; allora non possiamo non pensare quanto spesso essi insistano presso il nostro Padre celeste, affinché completi il numero dei Suoi eletti, e affretti la venuta del Suo regno. E dunque noi, che siamo sulla terra, vogliamo praticare questa divina occupazione, come fa quella gloriosa compagnia di spiriti di uomini retti resi perfetti per grazia? Non vogliamo intercedere frequentemente per la chiesa qui in terra, e chiedere con fervore di poter essere tutti uno, con la chiesa trionfante nei cieli, e come il santo Gesù e Suo Padre sono uno, poter anche noi essere resi perfetti nell’unità?
Per incitarvi in questo grande lavoro e opera d’amore, ricordate che è il lavoro incessante del nostro santo e sommamente esaltato Signore Gesù, che siede alla destra di Dio, ascoltare tutte le nostre preghiere, e intercedere continuamente per noi! Quindi chi è continuamente impegnato ad intercedere per gli altri, sta facendo sulla terra quello che l’eterno Figlio di Dio fa continuamente in cielo.
Immaginate dunque, quando elevate mani pure in preghiera gli uni per gli altri, di vedere i cieli aperti, e il Figlio di Dio in tutta la Sua gloria, come gran sacerdote della vostra salvezza, che intercede per voi mediante i perfetti meriti del Suo sacrificio davanti al trono del Suo celeste Padre! Unite allora le vostre intercessioni alle Sue, e implorateLo che possano, attraverso di Lui, salire come un incenso, ed essere ricevute come offerte di odor soave, accettevoli agli occhi di Dio! Ciò fortificherà la vostra fede, infondendo un santo fervore nelle vostre preghiere, e facendovi combattere con Dio, come fece Giacobbe, quando Lo vide faccia a faccia, e la sua vita fu risparmiata; come Abraamo, quando supplicò per Sodoma; e come Gesù Cristo stesso, per abbondare nell’amore, e in questa buona opera del pregare gli uni per gli altri. Sebbene miserabili, sebbene poveri come Lazzaro, sarete allora benefattori per tutta l’umanità; migliaia, e venti volte dieci migliaia, saranno benedetti a motivo di voi! E quando avrete impiegato alcuni anni in questa divina occupazione quaggiù, sarete trasportati in quel luogo gioioso, dove avete sempre desiderato poter essere; ed esaltati a sedere alla destra del nostro onnipotente e sempre vittorioso Intercessore, nel regno del Suo Padre celeste.
Comunque, non posso non insistere con voi in modo particolare su questo argomento ora, poiché voi tutti, tra i quali ho predicato, in tutta probabilità non mi vedrete più; dovrò andar via (credo, sotto la guida del santissimo Spirito di Dio) da voi, senza sapere cosa mi accadrà: ho dunque bisogno delle vostre più insistenti intercessioni, affinché niente possa smuovermi dal mio dovere, e affinché io possa non reputi la mia vita cara a me stesso, e possa finire la mia corsa con gioia, e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù, per testimoniare del vangelo della grazia di Dio!
Mentre sono stato qui, per quel che mi è dato sapere, non ho mancato di dichiararvi tutta la volontà di Dio; e sebbene la mia predicazione possa essere stata un odore di morte a morte per alcuni, io confido che sia anche stata un odore di vita a vita per altri; e pertanto spero sinceramente che costoro non mancheranno di ricordarmi nelle loro preghiere. Quanto a me, la molta benevolenza immeritata che ho ricevuto da voi, non mi permetterà di dimenticarvi: da luoghi profondi so che il mio grido arriverà a Dio; e mentre i venti e le tempeste si abbatteranno su di me, al Signore rivolgerò le mie supplicazioni per voi. Poiché è solo per un altro po’, e “tutti compariremo davanti al tribunale di Cristo”; dove io dovrò dare un rigoroso resoconto della dottrina che ho predicato, e voi del vostro modo di condurvi sotto di essa.
O che in quel giorno io non debba essere chiamato a testimoniare contro qualcuno per la cui salvezza ho sinceramente, sebbene troppo debolmente, lavorato e desiderato!
È vero, sono stato censurato da alcuni con l’accusa di stare agendo secondo idee egoistiche e funeste; ma poco m’importa di essere giudicato dal giudizio degli uomini; credo che il mio occhio sia limpido; ma vi imploro, fratelli, per le grazie di Dio in Cristo Gesù, pregate che possa esserlo ancora di più! E che io possa crescere nella grazia della conoscenza e nell’amore di Dio attraverso Gesù Cristo nostro Signore.
E ora, fratelli, cos’altro vi dirò? Vorrei continuare il mio discorso ancora a lungo, poiché non potrò esprimere mai appieno il desiderio dell’anima mia verso di voi! Infine, dunque, fratelli, “tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama; se vi è qualche consolazione in Cristo, qualche comunione di Spirito”, qualche speranza di apparire per il conforto l’uno dell’altro davanti al solenne tribunale di Gesù Cristo, “pensate alle cose che avete udito”, e a quelle che i vostri pastori vi hanno proclamato, e che vi proclameranno; e continuate sotto il loro ministerio a “compiere la vostra salvezza con timore e tremore”, affinché anche se io non dovessi vedervi mai più, o se Dio volesse compiacersi di chiamarmi a Sé in qualunque momento, io possa avere sempre la soddisfazione di sapere che i vostri discorsi sono tali, secondo il vangelo di Cristo.
Credo che patirei volentieri qualunque cosa, se potesse in qualche modo promuovere la salvezza delle vostre preziose e immortali anime; e vi imploro, come mia ultima richiesta, di “obbedire a quelli che hanno autorità su di voi nel Signore”; e di essere sempre pronti a prendervi cura del loro ministerio, come è vostro sacro dovere. Non pensate che io desideri essere esaltato a scapito di un altro; ma anzi, non abbiate nessuna persona in eccessiva ammirazione, ma stimate tutti i vostri ministri con lo stesso grande amore, che giustamente meritano a causa dell’opera loro.
E ora, fratelli, “vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i santificati”. Possa Dio ricompensarvi per tutte le vostre opere di fede, e ciò che avete compiuto per amore, e farvi abbondare sempre di più in ogni buona parola e opera verso tutti gli uomini. Possa Egli convertire tutti coloro che sono stati convinti, e risvegliare tutti quelli che sono morti nelle trasgressioni e nei peccati! Possa Egli confermare tutti quelli che stanno vacillando! E possiate voi tutti andare di gloria in gloria, fino ad arrivare alla misura della statura della pienezza di Cristo; e così possiate essere resi idonei a stare davanti a quel Dio, “nella cui presenza vi sono gioie a sazietà, e alla cui destra vi sono delizie in eterno!” Amen! Amen!